Ecco un estratto dell’articolo del nostro dr. Bertoni pubblicato su Toscana Medica.
“Nel 1719 un pugile inglese di nome James Figg aprì a Londra la prima palestra di boxe intesa in senso moderno. Chiamò l’attività della boxe la Nobile Arte. Nel 1817 il medico Inglese James Parkinson pubblicò il saggio sulla malattia che ha preso il suo nome. Oggi questi due campi, la Medicina e la Nobile Arte, si incontrano per cercare di migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da questa debilitante patologia.
La malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo progressivo caratterizzato da tremori, rigidità posturale, bradicinesia e instabilità posturale. Questi segni motori possono avere conseguenze dannose su equilibrio, mobilità e qualità di vita nei pazienti affetti dalla patologia.
Ci sono prove di evidenza scientifica che forme tradizionali di esercizio, come stretching, aerobica ed esercizi contro resistenza, arrecano benefici per la salute e la qualità di vita dei pazienti. In alternativa, anche esercizi non tradizionali hanno mostrato risultati promettenti. Esempi di tali attività sono il tango, il tai chi, il taiji e lo qigong. Questi programmi si sono dimostrati in grado di migliorare l’equilibrio, la mobilità, la resistenza all’andatura e anche di avere un effetto positivo dal punto di vista psicologico ed emozionale.
Una forma non tradizionale di esercizio recentemente attivato per i pazienti con Parkinson è l’allenamento del pugilato. L’allenamento della boxe tradizionale è progettato in modo che i pugili abbiano sufficiente resistenza per la durata di tutti i round, con abbastanza forza esplosiva per portate i colpi e muoversi rapidamente all’interno del ring.
In combinazione con il fitness, l’allenamento di pugilato comporta movimenti di tutto il corpo, con gesti veloci per portare i colpi con le braccia e il gioco di gambe in più direzioni.
Il gesto di portare i colpi combina movimenti delle braccia ad alta velocità con rotazione del tronco e aggiustamenti posturali anticipatori.”