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La Nazione parla ancora di noi!

“Ho un bel destro, ma la malattia mi ha fregato, perché è la parte che ha colpito prima”.

Enzo Zini è un medico in pensione, ha un sorriso contagioso e due occhi profondi color mare, e da anni ha scoperto di essere malato di Parkinson. Nonostante questo guida, cammina, e soprattutto si allena spesso con i guantoni da boxe, grazie al preziosissimo lavoro dell’associazione Un gancio al Parkinson, che da anni ha iniziato questo tipo di terapia verso i pazienti.

“Per i parkinsoniani – continua Enzo – avere la possibilità di socializzare è importantissimo, perché le persone tendono a nascondersi fino progressivamente ad isolarsi. Da quando ho scoperto la possibilità di venire a fare questo tipo di allenamenti di boxe, pensati apposta per noi, non ho saltato una lezione. Unisce tutto quello che serve, stiamo insieme, ritroviamo i rapporti umani, e soprattutto aiuta tanto a migliorare i riflessi, con un pizzico di agonismo e sempre il sorriso sulle labbra. Per me è diventato davvero un appuntamento fisso”.

Pochi giorni fa, tutta la palestra Training Lab di via Scipione Ammirato ha organizzato una festa per i pazienti di Un gancio al Parkinson, che si sono riuniti tutti insieme, come a celebrare la fine dei mesi più duri della pandemia, dove comunque le attività non si sono fermate.

“Siamo felici di metterci alle spalle mesi complicati, dove comunque siamo riusciti ad andare sempre avanti e aiutare i nostri pazienti – spiega il dottor Maurizio Bertoni, presidente dell’associazione -. In collaborazione con varie università americane abbiamo portato avanti due studi scientifici molto importanti, in cui abbiamo dimostrato come gli allenamenti di boxe aiutino concretamente i malati di Parkinson, perché aumentano i riflessi, diminuendo per esempio la possibilità di cadute accidentali. In questo momento abbiamo quasi 80 pazienti di tutte le età, dai 40 fino a più di 80 anni, e a tutti gli stadi della malattia. I nostri corsi ci sono tutti i giorni, da lunedì al sabato dalla mattina alla sera, ma la cosa che ci preoccupa di più è che abbiamo sempre meno spazi, e iniziamo ad essere in difficoltà qualora dovessimo accogliere nuovi pazienti. La cosa bellissima è vedere come i nostri pazienti reagiscono e si affezionano al nostro percorso, magari all’inizio sono titubanti o hanno paura, ma dopo la prima volta sono tornati tutti. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto qui, e dobbiamo ringraziare la Cassa di Risparmio che ci ha aiutato insieme a vari investitori privati, che per esempio ci hanno comprato un macchinario di nuovissima tecnologia, capace di farci sviluppare un nuovo studio sulle capacità visio-motorie dei malati. Ci appelliamo anche al buon cuore dei fiorentini, visto che il periodo del 5×1000 si avvicina”.

Il fiore all’occhiello dell’associazione sono gli istruttori, che dedicano anima e corpo ai loro “nonni” acquisiti. “Sicuramente è una cosa bellissima e che ci riempie di gioia – spiegano Andrea Rizzuto, Dario Ballini e Jacopo Carocci, i tre istruttori tra i 24 e i 26 anni -. Sono persone con cui siamo diventati davvero amici, abbiamo instaurato un rapporto vero, con noi si aprono e ci dicono davvero quello che pensano. Siamo delle valvole di sfogo, e nel frattempo sappiamo di fargli del bene, di aiutarli a livello sociale, e portiamo avanti degli studi che potranno essere utili in futuro”.

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